Think Adhesive Journal

“BEST.FIT”

Dr. Enzo Attanasio

Buccal Enamel Shape Through Flow Injection Technique

TECNICA DI SEMPLIFICAZIONE PER IL VENEERING DIRETTO IN COMPOSITO

Le fasi di modellazione di un restauro diretto anteriore, di quarta classe, sono, ormai, ben codificate.

Seguire una “ricetta” che preveda sempre gli stessi passaggi, permette all’operatore di portare a termine in maniera precisa e predefinita il proprio restauro eliminando quante più variabili ed errori possibile.  Nonostante ciò la stratificazione dei compositi nei restauri anteriori resta sempre operatore dipendente e quindi, di conseguenza, complessa.

Nei casi in cui il restauro si presentasse con un’estensione media o grande, è sempre auspicabile far eseguire preventivamente una ceratura diagnostica al proprio laboratorio di riferimento, così da poter ridurre, in fase di rifinitura, i ritocchi occlusali ed a definire la forma complessiva finale del restauro secondo la cosiddetta “box technique”.

Solitamente dalla ceratura diagnostica eseguita dal tecnico si ricava una mascherina guida in silicone, da utilizzare per la riproduzione della parete palatale del restauro.

Nello specifico, la modellazione di un restauro di quarta classe prevede, sostanzialmente, quattro fasi distinte:

  • La produzione della  parete palatina, derivante dallo stampaggio di quest’ultima mediante la mascherina guida in silicone prodotta sulla ceratura diagnostica
  • L’esecuzione delle pareti interprossimali perse, mediante l’utilizzo di matrici a nastro o sezionali utilizzate in verticale
  • La creazione del corpo dentinale, e l’emulazione delle trasparenze incisali oltre che dell’alone incisale
  • La modellazione a mano libera dell’ultimo strato vestibolare e, di seguito, la sua rifinitura con la correzione delle linee d’angolo e di tutta la macro e microanatomia vestibolare

 

Si può ben comprendere come, di tutte le fasi precedentemente descritte, quelle lasciate all’interpretazione ed all’estro dell’operatore siano fondamentalmente le ultime due.

Da un’analisi demoscopica, si evince tuttavia, che la fase ritenuta più complessa tra le quattro, sia sostanzialmente l’ultima, tanto da spingere gli operatori a programmare una seduta specifica, successiva a quella di modellazione vera e propria, da dedicare unicamente alla rifinitura della micro e macroanatomia vestibolare del restauro oltre che ad eventuali ritocchi.

Tante volte non si considera, purtroppo, che durante le fasi di creatura diagnostica eseguite dal tecnico, questo spenda buona parte del tempo a disegnare un’anatomia vestibolare con tutte le caratteristiche che il clinico, in fase di restauro, dovrebbe replicare nella bocca del proprio paziente: una fonte eccezionale di informazioni che, nella clinica della ricostruzione, spesso si perde completamente.

L’avvento sul mercato di compositi fluidi dalle proprietà meccaniche eccellenti e di siliconi trasparenti che permettono la polimerizzazione dei primi attraverso una mascherina appositamente creata , rivoluziona completamente il concetto di “guida” in silicone unicamente palatale, offrendo la possibilità di copiare in maniera precisa, anche l’anatomia vestibolare disegnata dal tecnico in fase di creatura diagnostica.

La tecnica BEST.FIT (Buccal Enamel Shape Through Flow Injection Technique) , proposta in questo articolo, sostituisce l’ultima e più complessa fase della riproduzione dell’anatomia vestibolare del restauro, mediante la tecnica della Flow Injection, descritta per la prima volta dal Douglas Terry nel 2017 e per lo più usata come mock up a medio-lungo termine sfruttando compositi monomassa body.

Si sostituisce, in questo modo, la sola riproduzione a mano libera della superficie vestibolare del restauro, mediante l’utilizzo di un flow altamente caricato, iniettato all’interno della mascherina in silicone trasparente, creata sulla creatura diagnostica, solo dopo aver riprodotto in maniera convenzionale il piatto palatale, le pareti interprossimali e lo scheletro dentinale del restauro.

Il flow scelto per questo tipo di procedura deve avere una buona traslucenza proprio come lo sarebbe uno smalto di un composito packable. Diverse ditte, per lo più giapponesi, producono questo tipo di compositi, anche in diverse tonalità e diversi gradi di valore, facilmente sfruttabili per portare a termine la BEST.FIT Questo aspetto è fondamentale, proprio perché è questo’ultimo strato del restauro a dare il giusto grado di luminosità che cerchiamo per il nostro restauro. Ad esempio utilizzare uno smalto bleach in un dente giovane è fondamentale per mantenere alto il valore.

Questa tecnica permette di riprodurre in maniera molto precisa e senza lasciare spazio alla “fantasia” dell’operatore, la micro e macro anatomia riprodotta dal tecnico e validata dal clinico.

Una volta iniettato il composito all’interno della mascherina, facendo attenzione a non produrre bolle durante il processo, come largamente descritto negli articoli sulla Flow Injection Technique, questo può essere facilmente rifinito e lucidato senza dover rimandare il paziente a seduta successiva.

Per ottenere un buon risultato e permettere all’index in silicone trasparente di alloggiarsi dopo aver eseguito le prime fasi di ricostruzione, è necessario fare attenzione a tre particolari:

    • Le pareti interprossimali non devono superare la metà della cresta marginale
    • Lo scheletro dentinale deve essere costruito tenendo conto dello spessore finale di smalto vestibolare che dovrà essere intorno a 0,5 mm
    • Il foro da iniezione dovrà essere effettuato leggermente più vestibolare rispetto al margine incisale, così da poter superare, con l’ago estrusore del composito flowable, lo strato di alone incisale precedentemente costruito

 

Nel caso clinico di seguito riportato vengono descritte tutte le fasi cliniche per il ripristino anatomo-funzionale-estetico del sestante 2 di una giovane donna con vecchi restauri incongrui da sostituire sfruttando la tecnica BEST.FIT

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